MAGGIO 2021.
Lo sport riparte, con un bel rinvio. Questa potrebbe essere la sintesi della situazione attuale. Proprio negli stessi giorni in cui si comincia a rivedere una luce in fondo al tunnel, con le date delle prime riaperture e delle ripartenze, la tanto attesa (e temuta) Riforma dello Sport subisce un inatteso e improvviso stop. Più che di un salvataggio in calcio d’angolo, si è trattato però di un’autentica palla in tribuna. Un rinvio al 2024, che sa tanto di bocciatura definitiva, per i tempi e i modi con cui è maturata. Attesa per quasi quarant’anni, più volte annunciata e poi smentita, erano stati proprio i mesi della pandemia a condurre al compimento le ultime modifiche. Emendata, pasticciata, controversa, infine spacchettata in cinque decreti, fra loro in realtà poco omogenei e coerenti. Tanti gli argomenti messi insieme, dalle modifiche agli Statuti all’abolizione del vincolo sportivo, dalle norme per i maestri di sci ai corpi sportivi militari, fino al tema più delicato e complesso: la riforma del lavoro sportivo. Mentre il Covid aveva fatto emergere la natura precaria e priva di tutele dei lavoratori del mondo dello sport (“Mai più!” Era stata la parola d’ordine in questo senso, mentre ai lavoratori venivano erogati bonus e sostegni, certamente di importo scarso e con tempistiche tardive, ma in misura oggettivamente mai vista prima dal dopoguerra ad oggi), sembrava che questa Riforma potesse finalmente mettere mano al futuro, assicurativo e previdenziale, di questa categoria. Una riforma, dicevamo prima, tutta da valutare, soprattutto per essere stata redatta senza la giusta condivisione da parte delle categorie interessate: Federazioni, Enti di Promozione Sportiva, atleti e dirigenti. Una riforma figlia, in definitiva, più della politica che della politica sportiva. Inevitabile, di riflesso agli avvicendamenti partitici degli ultimi mesi, prima lo stop e infine il rinvio arrivato adesso, con un emendamento al Decreto Sostegni, una sospensione almeno fino al 31 dicembre 2023… Un tempo lunghissimo, considerate le dinamiche del nostro mondo, che vive in tempo reale e nel quotidiano, che lascerà ancora sul terreno, e irrisolti, tutti i problemi esistenti, e tutti quelli che si sono ulteriormente aggravati in questo anno e mezzo, quando la chiusura di quasi tutti gli impianti e delle attività sportive, ha ulteriormente impoverito le categorie di lavoratori già penalizzate. Nel frattempo, la restaurazione è stata completata, con la conferma di Giovanni Malagò, l’insediamento di Valentina Vezzali, il rinnovo nelle cariche di quasi tutti i Presidenti di Federazione (alcuni dei quali in sella da quasi 30 anni) e l’obiettivo, neppure lontanissimo, delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Il mondo dello sport di base, frammentato e poco coeso, ha visto acuirsi, se possibile, i problemi già presenti in epoca pre-Covid e ha evidenziato alcune tendenze in atto già da anni. Il futuro vedrà sicuramente un mondo dello sport con meno associazione e più impresa, meno volontariato e più lavoro retribuito, meno improvvisazione e più tecnologia. Manca però totalmente, come detto, una normativa che vada di pari passo con questi cambiamenti. Al momento, si stima pari a circa il 30% il numero di associazioni e società sportive che si sono fermate, e ancora non hanno avuto la possibilità di ripartire. Oltre il 50% i tesserati persi da Enti e Federazioni Sportive, mentre le ore di sport effettivamente praticato, ovviamente, si sono ridotte nel complesso di una percentuale fra il 70% e l’80%. Sono dati drammatici, ancora di più se osserviamo che, come sempre accade nei momenti di crisi, ci sono anche categorie che, in realtà, di questo lungo stop forzato non hanno risentito per nulla, dal punto di vista economico e personale. Per altri, si è trattato invece di un danno incalcolabile e irrecuperabile. L’estate è alle porte, molte attività sono adesso possibili, anche se l’attuazione si rivelerà per il momento abbastanza complicata. Dopo gli sport all’aperto, da fine maggio possono riaprire le palestre. Nel mese di luglio, al via le piscine al coperto, dopo un anno e mezzo di chiusura, nel corso del mese di giugno, si spera invece nell’addio definitivo al coprifuoco e nell’ingresso in zona bianca. Sono tutti piccoli passi, comunque un segnale di vita e di speranza. Nella realtà, tantissime sono le società sportive e gli atleti ancora fermi ai box, per mille motivi. Fare squadra, come non è avvenuto finora, è l’obiettivo dei prossimi mesi, per curare i tanti feriti lasciati sul campo dopo il Covid. Il primo compito anche per la politica, non solo sportiva.
Andrea De David
