GENNAIO 2022.
Quando si parla di Terzo Settore, esiste un certo numero di parole ricorrenti negli articoli, nei convegni, sui siti internet o nelle riviste specializzate. Queste parole, ovviamente, sono volontariato e sussidiarietà, registro, forum, agevolazioni fiscali, riconoscimento giuridico… Ma ce n’è un’altra che viene usata oggi anche nella presentazione di notizie e di aggiornamenti normativi. La parola è “cantiere”. Un termine che richiama impegno, ricerca, fatica, con l’obiettivo di raggiungere un risultato. In termini negativi può facilmente arrivare a descrivere, anche, un lavoro infinito, tra il fare e disfare, una fatica di Sisifo che sembra, piuttosto che avvicinare, sempre allontanare il traguardo. La definizione di Terzo Settore, è semplice da definire ma, allo stesso tempo, difficile da circoscrivere e, negli anni, lo è stato anche da strutturare e normare. Esiste, infatti, e da sempre, un Primo Settore, cioè lo Stato, e le istituzioni pubbliche, con tutte le sue derivazioni. Un settore che, un tempo, pervadeva per la quasi totalità la vita pubblica e, tuttora, ne rappresenta la parte fondamentale. Così com’è sempre esistito anche un Secondo Settore, quello privato, nel senso del mercato nelle diverse sue articolazioni, il commercio, la produzione, tutto quanto deriva da un’iniziativa individuale o sotto forma societaria. Ma, potremmo dire, è sempre esistito anche il Terzo Settore in quanto, esattamente come il Primo, rappresenta anch’esso interessi pubblici, legati a bisogni e finalità d’interesse generale. Come il Secondo, però, nasce per iniziativa di soggetti privati, enti o associazioni di diversa origine. Il Terzo Settore, in questo senso, viene da lontano. Senza andare troppo indietro nel tempo, ci basti pensare alla Dottrina Sociale della Chiesa, e ai tanti movimenti da essa ispirati, già a partire dagli ultimi anni dell’800. Oppure alle Società di Mutuo Soccorso, Operaie e non solo, nate qualche decennio prima, sull’onda dei moti rivoluzionari del 1848, ben prima, quindi, dell’Unità d’Italia. Principi fondamentali che ispirano il Terzo Settore sono poi contenuti nella Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 e, successivamente, anche negli ordinamenti regionali. Ma è, incredibilmente, solo dal 2016, con l’avvio della Riforma del Terzo Settore, che ne sono stati definiti i confini e le regole di funzionamento. Per entrare a far parte di questo “contenitore” occorre, in definitiva, essere un ente privato e senza fini di lucro, svolgere attività d’interesse generale, farlo con finalità di solidarietà e utilità sociale, ed essere inseriti in un Registro Unico. Sono stati questi ultimi anni, complicati anche dalla pandemia, attraversati da un percorso abbastanza accidentato, anche per la nostra Associazione, con l’obiettivo di entrare nel Registro Unico, in virtù di una storia che, in queste finalità di utilità sociale, ha da sempre casa. Due i passaggi fondamentali già attuati. Il primo, l’adeguamento dello Statuto del Centro Sportivo Italiano che, senza perdere lo status di Ente di Promozione Sportiva, che caratterizza da sempre il nostro DNA, diventa, anche nella denominazione, APS-Associazione di Promozione Sociale. Il secondo, l’ingresso del CSI nel Registro Unico del Terzo Settore come Rete Associativa Nazionale, in virtù della sua storia, delle attività svolte e dell’articolazione territoriale. Sono ben nove gli Enti di Promozione Sportiva ad aver ottenuto questo riconoscimento, e altri tre i soggetti che, allo sport, possono essere associati. Dodici Reti Associative Nazionali, su un numero complessivo di trentadue certificate. Segno che lo sport, spesso a torto non considerato come soggetto di riferimento, avrà in futuro un ruolo sempre più centrale, anche nel Terzo Settore. Noi siamo già presenti, da alcuni anni, in tutti i Forum, dal livello nazionale, a quello regionale, fino a quello provinciale, il cui portavoce Luigi Pasquali, purtroppo, ci ha di recente lasciati, in modo prematuro e improvviso. Il cantiere non chiude qui, anzi è stato appena inaugurato. Nei prossimi mesi, saremo chiamati a un’Assemblea Straordinaria delle società sportive, per l’adeguamento dello Statuto, sia a livello regionale sia a livello provinciale. A seguire, la possibilità per le società sportive che si riconoscono in questo percorso di volontariato e solidarietà, di adeguare anche il proprio, di Statuto, con tempi accorciati e adempimenti ridotti, per preparare al meglio la propria attività, anche per il prossimo decennio.
Andrea De David
