GIUGNO 2022.
«La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva, in tutte le sue forme». Il mese di giugno è sempre stato, evidentemente, molto importante, per quanto riguarda la Costituzione della nostra Repubblica. Era, infatti, il 2 giugno 1946 quando i nostri concittadini dell’epoca furono chiamati alle urne, per la prima volta dal 1924, e per la prima volta in assoluto, per quanto riguarda il suffragio universale e il fatto che furono chiamati al voto cittadine e cittadini di entrambi i sessi. Oggetto della contesa elettorale, il Referendum per la scelta dell’ordinamento fra Monarchia e Repubblica e le elezioni per la nomina dell’Assemblea Costituente, che avrebbe avuto per l’appunto l’onore e l’onere, in breve tempo, di dotare la nazione di una nuova Carta Costituzionale. Il compito fu portato a termine, poi, a partire dallo stesso mese di giugno, per arrivare a un testo definitivo nel dicembre 1947, testo poi entrato in vigore a partire dall’1 gennaio 1948. Certamente, si trattava di un mondo così diverso e lontano dal nostro. Basti pensare che, dei partiti politici che la votarono, neppure uno è sopravvissuto allo scorrere del tempo. E non parliamo solo della denominazione, oppure dei leader o dei gruppi di opinione che li sorreggevano. A scomparire, in tutti i casi, sono state proprio le ideologie che li avevano creati e li sostenevano. Anche i paragoni che vengono a volte azzardati, come quello fra il Movimento 5 Stelle e il Fronte dell’Uomo Qualunque degli anni ’40, sono a dir poco forzati. Altra differenza, gli eletti erano sempre conseguenza di elezioni con un’affluenza media molto superiore al 90%; pura fantascienza al giorno d’oggi, con le ultime elezioni, quelle che hanno visto prevalere al termine di ballottaggi tiratissimi, candidati di destra e sinistra, fra cui un importante esponente del mondo dello sport come Damiano Tommasi a Verona, espressi però da meno del 50%, a volte neppure il 40% degli aventi diritto al voto. Anche dal punto di vista sportivo, un’epoca molto lontana dalla nostra, quella “costituente”, se fino al 1960 i praticanti sport in modo regolare in Italia non arrivavano al 3% della popolazione, e di questi oltre il 92% erano uomini. Forse anche per questo, i Padri Costituenti “dimenticarono” colpevolmente di citare e inserire lo sport nella Carta. Cosa più grave, tale mancanza è perdurata fino ad oggi, nonostante le numerose modifiche costituzionali, e nonostante nel frattempo il nostro paese abbia ospitato ben tre Olimpiadi, in attesa della quarta… L’unico riferimento attuale presente nel testo è ancora il comma 3 dell’art. 117, che si limita a inserire l’ordinamento sportivo fra le materie di legislazione concorrente. Dopo i tentativi e le sollecitazioni del 2009 e del 2013, finalmente adesso ci siamo. Un nuovo disegno di legge costituzionale, atto n. 3351, prevede, infatti, la revisione dell’attuale articolo 33, aggiungendo il testo riportato in apertura. Relatore, Giuseppe Brescia, giovane deputato under 40 appartenente proprio al Movimento 5 Stelle. Il testo ha già intrapreso il passaggio, Camera e Senato, che prevede per ciascun voto una doppia lettura, proprio perché legge di riforma della Costituzione, raccogliendo consensi quasi unanimi da tutti gli schieramenti. Per la prima volta dal 1946, quindi, verrà inserita la pratica sportiva fra i diritti della persona da tutelare da parte dello Stato Italiano. Anche in un testo così breve, almeno tre aspetti importanti sono da considerare. Il primo, che inizialmente il comma si pensava andasse inserito all’art. 32, cioè insieme al diritto al benessere e alla salute, principi ovviamente importanti per quanto riguarda lo sport. L’inserimento all’art. 33, insieme alla cultura e all’educazione, ne certifica invece l’importanza fondamentale nella crescita educativa e nel progresso culturale della popolazione italiana, un principio ancora più importante da garantire e difendere. L’utilizzo del sintagma attività sportiva, in luogo di sport, vuole evidentemente estenderne l’importanza a qualunque forma di attività, senza porre limiti di disciplina, ma anche sottintendendo l’importante ruolo nel diffondere l’inclusione, la socialità e il contrasto a ogni forma di razzismo e xenofobia. L’aggiunta, infine, delle parole: “in tutte le sue forme”, inserita come emendamento successivo, vuole altresì rimarcare il valore, allo stesso tempo, di un’attività ricorrente, oppure saltuaria, professionistica, dilettantistica o puramente amatoriale, di squadra o individuale ecc. Come per tutti i dettati della Costituzione, si apre ora la sfida di riempire i principi di contenuti, attraverso norme, leggi, regolamenti e circolari. Fra le più urgenti, quelle che dovranno mettere ordine fra i tanti soggetti che oggi “governano” lo sport (Coni, Sport e Salute, ex Ministero, Dipartimento per lo Sport), il perfezionamento delle norme sul Terzo Settore, le tante parti della Legge sullo Sport ancora da completare, la Riforma del Lavoro Sportivo, il nuovo ordinamento di Enti e Federazioni Sportive… Dal valore al diritto, il cammino del nostro sport sarà ancora molto lungo.
Andrea De David
