GIUGNO 2023.
Siamo a pochi giorni dalla partenza di uno degli eventi più attesi degli ultimi trent’anni, per il mondo dello sport e, in particolare, per quello dello sport di base. La Riforma dello Sport, nella parte che riguarda il Lavoro Sportivo, è a un passo dall’entrata in vigore. Peccato che il cammino assomigli sempre di più a una corsa a ostacoli. Anzi, ad una di quelle surreali competizioni in cui, più si corre verso la conclusione, più il traguardo sembra allontanarsi. Rinviata, stravolta, pasticciata, rivendicata e poi disconosciuta. Ideata da un Governo di cui si è ormai persa la memoria, è stata poi ereditata complessivamente da quattro maggioranze parlamentari completamente diverse l’una dall’altra, fino ad arrivare all’attuale Governo Meloni. Tutti, in questo periodo, hanno provato a metterci mano, mancando il coraggio di cassare un’idea di riforma nata male e proseguita peggio, apportando successivi correttivi in contraddizione l’uno con l’altro, fino ad arrivare all’impasse di oggi. Quello che era l’ideale di tutti, provare a dare dignità ai lavoratori dello sport, introducendo maggiori tutele e diritti, a partire dalla componente previdenziale, si è successivamente mutato fra rinvii, deroghe ed eccezioni. Ad oggi, nell’incapacità di scrivere un decreto chiaro e condiviso, fanno ancora testo conferenze, comunicati stampa e anticipazioni. Per non parlare della compagnia di giro dei consulenti (fiscali, amministrativi, tributari e giuslavoristici) che sono, ad oggi, i veri vincitori morali e materiali della contesa. Comunque si vada a finire, per loro il lavoro aumenterà di sicuro, insieme alla potenziale platea di clienti. Poche, comunque, le certezze, ma tutte di una certa importanza. Avremo una serie di figure professionali sportive tipicizzate, per adesso dovranno essere atleti, allenatori, istruttori, direttori tecnici, direttori sportivi, preparatori atletici o direttori di gara. Potranno esistere solamente due tipi di collaborazione, il lavoratore sportivo e il volontario (che potrà avere solo il rimborso di spese documentate). Sarà possibile una di queste forme di rapporto di lavoro: lavoro subordinato, lavoro autonomo (Partita Iva), Co.Co.Co (per un massimo di 18 ore settimanali) e lavoratore Under 21 (apprendistato). Sono previste per queste figure due fasce di esenzione, una totale fino a 5.000 euro e una fiscale fino a 15.000 euro. Per tutto il resto, siamo in attesa di decreti definitivi, correttivi, circolari attuative, deroghe e sospensione dei provvedimenti sanzionatori. In ogni caso, a regime, cambierà per sempre lo status del lavoratore sportivo, prima una figura sfuggente e poco definita, oggi un lavoratore a tutti gli effetti, con diritti e doveri relativi a formazione, sicurezza sul lavoro, visite mediche, ispezioni periodiche, previdenza, diritti sindacali e tutto il resto. Una rivoluzione copernicana che ci vedrà protagonisti, soggetti attivi e non passivi. In mezzo a tanta preoccupazione e incertezza fra chi ha fatto o vuole fare dello sport la propria professione, oppure una parte importante della propria vita, non possiamo che guardare a quello che abbiamo fatto in questi anni. Su tutto, ripartire alla grande dopo la più grande crisi, sociale e economica, degli ultimi cinquant’anni e aver ricostruito un tessuto sportivo che sembrava perso per sempre, raggiungendo numeri che difficilmente venivano raggiunti anche nel periodo precedente. Per chi ha voglia di mettersi in gioco e ripartire, anche questa riforma, dai tratti grotteschi, potrà rappresentare un’occasione.
Andrea De David
