Alberto Bucci è stato l’uomo della stella, anzi della Stella.
Un grande maestro di basket, di sport e di vita per tutti. Nato alla Bolognina, partendo dai Salesiani e via via seguendo tutta la trafila con la Fortitudo in via San Felice, aveva esordito in serie A giovanissimo, sempre con i colori biancoblù.
Poi, un lungo girovagare fra piccole e grandi realtà, facendo ovunque benissimo.
Approdato alla Virtus Bologna, ne era diventato l’allenatore più vincente della storia, con tre scudetti (e tanti altri trofei) ma, soprattutto, con quello della Stella, un ribaltamento del fattore campo incredibile e, da allora, ineguagliato.
Impossibile elencarne qui tutti i trionfi e le imprese, non solo sportive: uno scudetto sfiorato e perso per pochi centesimi alla guida di una Livorno che era all’epoca poco più che una provinciale, in mezzo a tanti squadroni.
La piccola Pallacanestro Rimini portata dalla Serie D alla Serie A2, per la prima volta nella sua storia. Un altro scudetto sfiorato sulla panchina di una giovane Scavolini Pesaro, lanciando un giovanissimo Carlton Myers…
Una Coppa Italia, impresa anche questa insuperata, conquistata con la Scaligera Verona, all’epoca ancora in Serie A2.
Allenatore, poi dirigente, poi presidente, una carriera che sembrava non finire mai, sfidando anche le difficoltà delle malattie che, fin da bambino, lo avrebbero potuto mettere fuori gioco, e invece non lo hanno mai piegato.
Impossibile non tributargli ogni volta l’applauso, per la coerenza, la serietà, la competenza, sempre nascosti dietro un carattere solo apparentemente aspro.
Dal minibasket alla recente avventura della Nazionale Over 50, in ogni ambito si mostrava disponibile al dialogo e appassionato nel confronto.
Le sue strade non potevano non incrociare quelle del Centro Sportivo Italiano e del CSI Bologna.
Stamattina la camera ardente in Comune di Bologna, la sua città e, nel pomeriggio, i funerali a Rimini, sua patria d'adozione. Su tutti i campi di basket del CSI di Bologna, ieri sera e stasera, verrà osservato un minuto di silenzio e raccoglimento.
Viva Alberto!
